Così medici e pazienti in Europa usano i dati e l’intelligenza artificiale per combattere il cancro

Fabian Bolin aveva appena 28 anni quando scoprì di essere affetto da leucemia. Promettente attore, dopo la diagnosi ebbe la sensazione di avere improvvisamente perso il controllo del proprio futuro, e che niente lo potesse aiutare a riconquistarlo.

Una situazione, purtroppo, alquanto diffusa.

Ogni anno, in Europa, si stimano 3,7 milioni di nuovi casi e 1,9 milioni di morti a causa del tumore. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, pur costituendo solo un ottavo della popolazione globale complessiva, l’Europa è colpita da ben un quarto dei casi di cancro nel mondo. Cancro che è, di fatto, la seconda causa di morte in Europa dopo le malattie cardiovascolari.

Benché l’Europa ospiti alcuni dei sistemi sanitari più avanzati al mondo, il cancro resta tuttora un durissimo avversario. Oggi, i principali operatori nel settore della sanità utilizzano tecnologie quali l’intelligenza artificiale (AI) per coinvolgere e per sostenere i pazienti, supportare i medici e velocizzare la ricerca: un passo avanti verso una migliore gestione e verso la sconfitta della malattia.

Il potere di nuovo in mano al paziente

Alla prima diagnosi, Fabian si sentì inizialmente incapace di reagire, ma presto iniziò a condividere la sua esperienza sui social media. La risposta che ricevette fu così straordinaria da spingerlo a lanciare WarOnCancer, un social network dedicato ai pazienti oncologici e ai loro parenti.

La piattaforma originaria ospitava una comunità di blogger con 150 partecipanti, rappresentativi di 40 tipologie di neoplasia. Ben presto risultò evidente come la maggior parte dei pazienti oncologici soffrisse di perdita di autostima e depressione. Alla luce di ciò, WarOnCancer sta collaborando con sei partner, nei settori farmaceutico e delle scienze biologiche in generale, alla creazione e al collaudo di una nuova app mobile, che mira a diventare il social network globale per i pazienti oncologici.

L’app, che si prevede sarà lanciata nel corso del 2019, consentirà ai partecipanti di condividere dati e monitorarne l’uso nella ricerca. Grazie a Microsoft Azure, WarOnCancer analizza i dati per rilevare problematiche e vantaggi evidenziati dai diversi gruppi di pazienti a seconda di dove e come vengano curati.

“Durante la mia terapia e le mie interazioni con gli specialisti, ho scoperto con mia grande sorpresa che quasi la metà degli studi clinici oncologici subisce ritardi in quanto è difficile trovare pazienti che corrispondano ai criteri necessari per quel particolare studio”, afferma Fabian. “Sebbene la grande maggioranza dei pazienti sia ben disposta a condividere i propri dati per test clinici, molti non sono neppure al corrente del loro svolgimento, o non sono adeguatamente informati sul tipo di uso che si fa dei dati. Questa mancanza di collegamento può essere, oggettivamente, un fattore chiave nella scoperta o meno di una cura che potrebbe salvare la vita.”

“L’obiettivo nel lungo termine è creare un servizio di tipo ‘combinatorio’ per studi clinici e pazienti. Questo porterà a un aumento della riuscita degli studi e favorirà le procedure di ricerca e sviluppo in campo farmaceutico e la personalizzazione dei piani terapeutici e dei trattamenti in base alle esigenze specifiche del paziente oncologico: in sostanza, si potranno salvare delle vite umane”, spiega Sebastian Hermelin, cofondatore e responsabile delle partnership di settore per WarOnCancer.

Per aiutare i medici a fare diagnosi precoci, aumentando precisione e accuratezza

I vantaggi di una diagnosi oncologica precoce sono evidenti. Non solo si ottiene una percentuale di sopravvivenza superiore, ma si possono anche ridurre gli effetti collaterali della terapia. Benché le procedure varino da Paese a Paese, lo screening del cancro al seno ha normalmente luogo ogni due anni e implica la mammografia sulle donne di una determinata fascia d’età.

L’efficacia della mammografia si rivela però drasticamente inferiore in caso di tessuto mammario “denso”, con maggiore percentuale di tessuto fibroghiandolare. Per affrontare questo problema, l’Istituto Oncologico Veneto (IOV) sta utilizzando un nuovo sistema di valutazione della densità creato da Volpara, potenzialmente utile a milioni di persone, che va oltre i limiti della mammografia tradizionale: la soluzione, basata su cloud, valuta le immagini del tessuto mammario della paziente, determinandone la densità.

Volpara’s new cloud-based tool assesses images of a patient’s breast tissue to calculate its density

“Poiché sia i tessuti mammari densi che le lesioni appaiono bianchi in radiografia, il rilevamento della neoplasia in pazienti con elevata densità risulta più difficile. In più, è dimostrato che le donne con seno più denso presentano maggior rischio di tumore al seno rispetto alle donne con densità inferiore”, spiega Gisella Gennaro, dirigente fisico sanitario presso l’Istituto Oncologico Veneto. “Oggi, però, grazie all’analisi avanzata delle immagini, riusciamo a valutare la densità mammaria in modo automatico e obiettivo, utilizzarla per stimare il rischio di malattia, e offrire protocolli di imaging personalizzati, come ad esempio l’uso degli ultrasuoni, nei casi in cui la densità mammaria rischi altrimenti di ostacolare il rilevamento della neoplasia.”

“Senza un’elaborazione computerizzata avanzata delle immagini, sarebbe impossibile ottenere analisi così rapide e accurate. Nel corso dei prossimi cinque anni, abbiamo in programma di esaminare oltre 10.000 donne; aumentare i tassi di rilevamento; ridurre l’incidenza del cosiddetto ‘cancro di intervallo’, cioè quello che insorge tra uno screening e l’altro; rendere sostenibile la spesa sanitaria per gli screening. Si tratta di un passo avanti verso una medicina di precisione,” sostiene Francesca Caumo, dirigente medico responsabile della struttura radiologica senologica presso l’Istituto Oncologico Veneto.

Tornato a Stoccolma, Fabian è impegnatissimo, insieme ai suoi collaboratori, nella missione di migliorare la vita di tutti i pazienti oncologici nel mondo. Sono passati quasi quattro anni dalla sua diagnosi iniziale e ciò che Fabian ha finora vissuto e affrontato si può senz’altro definire molto coraggioso. Oltre a un iter terapeutico di prim’ordine e al sostegno dei familiari, anche i dati hanno rappresentato un invisibile aiuto.

Per i ricercatori, come per i medici e i pazienti, la battaglia umana contro il cancro è sempre più intensa, oggi anche col supporto del cloud computing e dell’intelligenza artificiale.

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